“Pillole” – Affitti brevi: quali sono gli svantaggi?

Gli affitti brevi sono considerati come la grande novità dell’ultimo periodo e sono in constate aumento.

Ma cosa sono? Per “affitto breve” si intende una locazione temporanea: se si sceglie questo tipo di affitto si può dare in uso la propria casa per un periodo non superiore a 30 giorni.

Insieme ai tanti vantaggi che offrono bisogna però tenere in considerazione una serie di svantaggi.

Primo fra tutti, la mancanza di stabilità: se gli affitti a lungo termine prevedono un contratto di locazione stabile, gli affitti a breve termine hanno una scadenza; risultano, perciò, particolarmente problematici per coloro che cercano un alloggio definitivo, come gli studenti fuori sede.

Altra questione riguarda i costi: talvolta gli affitti  a breve termine sono più costosi rispetto a quelli a lungo termine.

Il costo totale può aumentare a causa delle tariffe aggiuntive, come le pulizie finali o le commissioni di servizio.

Ulteriore svantaggio è la mancanza di sicurezza, in quanto gli inquilini degli affitti brevi potrebbero non avere gli stessi diritti e protezioni legali che invece posseggono gli affitti a lungo termine.

Sono tanti gli elementi da tenere in considerazione se si  vuole optare per un affitto breve: si auspica, quindi, in una regolamentazione chiara al fine di garantire una gestione univoca e armoniosa del mercato immobiliare.

Inoltre, attualmente gli affitti brevi beneficiano di una tassazione con cedolare secca al 21%.

Secondo la Manovra di Bilancio in vigore dal 2024, la cedolare secca dovrebbe aumentare, per la seconda casa, dal 21% al 26%, mentre per gli affitti brevi sulla prima casa resterebbe al 21%.

Le scuole di pensiero al riguardo sono due: c’è chi approva la modifica e chi crede che anche per gli affitti brevi la tassazione debba salire al 26%.

In entrambi i casi a perderci è comunque l’utente, il quale si vede aumentare il costo dell’affitto.